Ripartire da donne e giovani per un Paese più solido
Giovanni Diamanti spiega come ricostruire, sulla scia della fiducia nelle istituzioni e della parità di genere. Ecco il suo intervento per lo speciale "Uniti, per una nuova impresa" in occasione dell'assemblea CNA 2020.
Giovanni-Diamanti-SpecialeCNA

Tra gli importanti contributi dello speciale “Uniti, per una nuova impresa” lanciato su Il Giornale di Vicenza e l’Arena in occasione dell’annuale assemblea dei soci di CNA Veneto Ovest, anche l’analisi firmata da Giovanni Diamanti, analista politico e co-fondatore di Quorum/You Trend, che spiega come rilanciare il sistema Paese, ripartendo dalla rinnovata fiducia nelle istituzioni, dai giovani e dalle pari opportunità.

 

L’ASSEMBLEA CNA>>

 

L’INSERTO INTEGRALE>>

«Nel nuovo corso della nostra Associazione, intrapreso già qualche anno fa, i giovani e le donne sono da sempre stati al centro dei progetti di sviluppo e crescita. Perché pensare a un futuro che non sia in mano loro è inconcepibile, e vivere un presente dove il loro contributo non sia fondamentale, è un errore da non commettere mai. Giovanni Diamanti ci aiuta a fare un quadro realistico della situazione Paese, ribadendo l’importanza di puntare sulle nuove generazioni e sull’urgenza di lavorare per ridurre il gap di genere che ancora ci penalizza. Ma confermando anche che la direzione intrapresa da CNA è quella giusta: quindi avanti tutta!»

 

Cinzia Fabris

Presidente CNA Veneto Ovest

C’è da ricostruire le fondamenta di un paese in cui c’è sempre meno spazio per giovani e donne 

La pandemia di Covid-19 ha portato con sé una crisi globale senza precedenti. Sanitaria, prima di tutto. Ma anche economica. E una conseguenza piuttosto realistica potrebbe essere una pesante crisi sociale, che nelle società maggiormente orientate all’individualismo rischia di isolare e colpire in particolare i soggetti più marginali e fragili. 

 

Il superamento della cosiddetta “fase-1”, ovvero la fase più critica e acuta della pandemia, è coinciso con un riacutizzarsi della polarizzazione politica: gli scontri sono tornati all’ordine del giorno, il muro contro muro è tornato ad essere la prassi prevalente, e le piazze si sono ripopolate di manifestazioni di protesta, spesso lontane dai minimi standard di sicurezza e distanziamento.

 

Tuttavia, se la politica è tornata a coltivare la tradizionale cultura dello scontro, sorprende – in positivo – notare come l’opinione pubblica italiana non abbia ancora superato la fase della solidarietà nazionale. Si chiama effetto rally ‘round the flag: nei momenti di crisi, i cittadini si stringono attorno alle istituzioni, garantendo un capitale di fiducia generale e un clima positivo al Paese.

 

Oggi il paese è più unito della sua classe politica

 

La fiducia nei confronti del governo e in particolar modo del premier in queste settimane è, per i principali istituti di rilevazione italiani, superiore di più di dieci punti percentuali rispetto all’inizio dell’anno, e nella fase più acuta dell’epidemia ha toccato vette da record. Ma non è solo il premier a godere di questa ascesa nei consensi degli italiani: la stessa crescita si è vista anche nei dati relativi a molti presidenti di regione, primo tra tutti il veneto Luca Zaia, che secondo l’istituto Demos al momento sarebbe promosso da più del 90% dei suoi corregionali, un dato senza precedenti che dimostra, una volta di più, il grande livello di fiducia diffusa tra i cittadini verso le istituzioni.

 

Il Paese è più unito della sua classe politica. Solo due anni fa, il Censis raccontava come la delusione per la mancata ripresa avesse “incattivito” gli italiani: “la cattiveria – dopo e oltre il rancore – diventa la leva cinica di un presunto riscatto e si dispiega in una conflittualità latente, individualizzata, pulviscolare”. Oggi, quella cattiveria, quel rancore, sembrano essersi – forse temporaneamente – dissolti in un clima di maggiore fiducia. Questo, forse, è il dato che più fa sperare in questa fase in cui le notizie positive sono state ben poche. Un clima di fiducia diffusa è il miglior terreno per preparare una ripartenza stabile e tornare a correre.

 

La crisi che stiamo vivendo può diventare un’opportunità

 

L’opportunità di ricostruire le fondamenta di un Paese in cui c’è sempre meno spazio per il talento di giovani e donne. Il World Economic Forum ci consegna un poco lusinghiero settantaseiesimo posto nel Global Gender Gap Report 2020, e individua come principale problema nella parità di genere l’opportunità di partecipare all’economia del Paese: troppe donne non lavorano, troppe poche donne occupano ruoli dirigenziali, troppo alto rimane il divario salariale con gli uomini. Le nuove generazioni, invece, subiscono sulla propria pelle il crollo della fecondità con conseguente crisi demografica. A questo problema ormai consolidato, si aggiunge un preoccupante esodo di giovani iper-specializzati che non riescono a inserirsi in un sistema congelato, pressoché immobile.

 

Tra i tanti limiti del sistema Italia e della nostra economia, questi due, assieme al debito pubblico fuori controllo, sembrano essere il vero freno strutturale del Paese. Giovani e donne, ma anche imprese e territori: una ripartenza vera non può prescindere dalle autonomie e da una collaborazione proficua tra lo Stato e le regioni, che hanno beneficiato di questa spinta di fiducia popolare.

 

La base di un rilancio del sistema-Paese non può che provenire dalle imprese, che nei territori garantiscono lavoro e sviluppo, e che uscirebbero più forti da una svolta rinnovatrice orientata alla parità di genere e all’investimento sulle nuove generazioni.

 

Si parla molto di una possibile stagione di tensioni sociali alle porte, nel prossimo autunno. I cittadini, al momento, con la loro iniezione di fiducia nelle istituzioni nazionali e locali sembrano smentire queste infauste profezie: la palla, ora, sta alla politica. Nazionale e locale.

 

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