Fase due, nuove ombre e poche luci
Il commento della Presidente di CNA Veneto Ovest Cinzia Fabris
Cinzia Fabris CNA Veneto Ovest coronavirus

«Sinceramente le parole con cui il Premier Giuseppe Conte ha presentato la fase due mi hanno colto di sorpresa, ma non in senso positivo – esordisce così la presidente di CNA Veneto Ovest Cinzia Fabris, nel commentare le misure previste dal decreto di allentamento al lockdown dal 4 maggio – Oggi come imprenditrice sono combattuta tra preoccupazione e una certa dose di sconforto, lo devo ammettere. Non basta dare i numeri del peso economico delle azioni messe in campo, per essere a posto con la coscienza: le aziende chiedono informazioni precise e una visione strutturata di tutti i possibili scenari da qui al superamento definitivo dell’emergenza. E questa è oggi a mio avviso la più evidente mancanza da parte dell’esecutivo, in un piano d’azione che almeno agli inizi avevo guardato con ottimismo».

Penalizzate le aziende fondate sulle persone

«L’impressione è che si navighi a vista, soprattutto senza pensare alle imprese meno strutturate, quelle ancora di più fondate sulle persone. Per queste aziende i dipendenti sono la risorsa più preziosa, tanto quanto i clienti. Penso alla filiera del benessere, per esempio, ma in generale anche a tutti i servizi alla persona: è evidente che ogni titolare è disposto da subito a farsi in quattro per rispettare ogni sorta di disposizione di sicurezza contenuta nel Protocollo condiviso, pur di poter riaprire. Anzi tanti sono già pronti a fare la propria parte. Non tenere conto di questo, e soprattutto non tenere conto dei singoli contesti regionali, che vedono il Veneto più avanti nella fase discendente della curva, è un errore gravissimo. Economico e soprattutto sociale. In questo senso trovo molto più sul pezzo l’atteggiamento della Regione Veneto, che dove possibile ha saputo prendersi la responsabilità di riaprire».

Irrisolta la questione scuole

«Poi c’è la questione scuole, che complica non poco la ripartenza delle stesse imprese a cui è dato il via libera: i dipendenti sono mamme e papà con figli da gestire, e il come è ancora un grande punto di domanda. Di nuovo il rischio è che sia la donna, figura sempre più centrale in molti contesti imprenditoriali, a doversi sacrificare. E non basta smarcare la questione mettendo in campo un semplice contributo economico: serve progettare una strada condivisa come quella già proposta a livello regionale. Se il Governo continuerà a non capire tutto questo e a non dare le risposte chiare che la gente ha il diritto di ricevere, avrà vita difficile nel chiedere ancora pazienza e sacrificio agli italiani».

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