Al di là dell’emergenza, verso progetti e riforme
L'editoriale di Antonio Calabrò per lo speciale "Uniti, per una nuova impresa" realizzato in occasione dell'assemblea CNA 2020
antonio calabrò cna assemblea

In occasione dell’annuale assemblea dei soci, CNA Veneto Ovest ha lanciato su Il Giornale di Vicenza e l’Arena l’inserto “Uniti, per una nuova impresa”, coinvolgendo importanti firme del panorama nazionale con cui ragionare di prospettive per le imprese verso la fase 3. Qui l’intervento integrale di Antonio Calabrò, Direttore della Fondazione Pirelli e presidente di Museimpresa.

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Torniamo a investire per generare valore e a redistribuirlo lungo tutti i passaggi di filiera, che adesso più che mai legano allo stesso destino la grande e la piccola impresa. È questo il messaggio di fondo del pezzo di Antonio Calabrò, che non fa troppi giri di parole: oggi la paura si vince con il coraggio di fare scelte di responsabilità. C’è infatti una verità di fondo che ci hanno insegnato tutte le grandi crisi del passato: le peggiori difficoltà presto o tardi svelano sempre importanti opportunità a chi sa guardare oltre con le giuste prospettive. Basta non cedere alla via dell’assistenzialismo, che genera consenso facile nel breve ma rischia di lasciare a piedi un Paese che sulle lunghe distanze ha bisogno di tornare a correre. Il pilastro su cui fare leva? Abbandonare definitivamente questa Cultura anti-impresa e credere che dall’Impresa ci sia l’inizio di una nuova Primavera.

Alessandro Leone,

Direttore Generale CNA Veneto Ovest

Al di là dell’emergenza, verso progetti e riforme

di Antonio Calabrò

Direttore della Fondazione Pirelli e presidente di Museimpresa

Le imprese, il lavoro, l’innovazione, la competitività, l’inclusione sociale. Attorno a questi poli si può costruire la nuova trama delle relazioni economiche e sociali, per uscire dalla crisi scatenata dalla pandemia del Covid19 e dalla conseguente recessione e andare oltre la fragilità delle nostre società complesse e connesse, veloci e frenetiche, ossessionate dal progresso ma incuranti di limiti e diseguaglianze, esposte a choc sanitari e sociali. Società fragili, appunto. Ma segnate adesso da una robusta consapevolezza: l’urgenza di un vero e proprio “cambio di paradigma” che si fondi non soltanto sulla crescita economica, ma soprattutto sullo sviluppo sostenibile, ambientale e sociale. Nella crisi in corso, dolorosa e drammatica, già prenderne atto è un punto di forza, una leva di ripresa.

Nel cuore dell’emergenza, si è insistito su provvedimenti immediati, in grado di rispondere ai bisogni urgenti di chi ha perso lavoro, reddito, sicurezze. I sussidi, dunque. La cassa integrazione estesa sino alla fine del 2020. Le sospensioni fiscali. I finanziamenti bancari senza stare troppo a guardare alle tradizionali garanzie. Misure necessarie. Adesso però bisogna andare al di là dell’emergenza. E lavorare su progetti, investimenti, riforme di medio e lungo periodo, non per tornare alle condizioni economiche di ieri, ma per aprire finalmente i cantieri d’uno sviluppo di qualità, in grado di tenere insieme la ricchezza da ricostruire e il benessere da redistribuire, il Pil (superando la barriera della crescita stentata dell’ultimo ventennio in Italia) e il Bes, il “benessere equo e sostenibile”, secondo l’indice dell’Istat.

Come? Non cedendo alle tentazioni dell’assistenzialismo e puntare sulle imprese, come attori essenziali dei nuovi processi economici. Una sfida per il governo e la politica, sperando in una minore passione per le passerelle mediatiche e, invece, in una maggiore attenzione per la responsabilità delle scelte e l’execution efficace dei programmi.  

La strada è ben indicata dalla Ue, con le grandi direttrici del Recovery Fund ribattezzato Next Generation, per dare fin dal nome un’indicazione sulla qualità d’un migliore futuro dei giovani: la green economy e le innovazioni digitali. I fondi Sure serviranno per i provvedimenti di assistenza sui temi del lavoro. Quelli del Mes (indispensabile usarli) per rifare, potenziare e ammodernare la sanità e dare un impulso anche all’industria (farmaceutica, robotica, apparecchiature elettromedicali, ricerca e servizi). 

Il pilastro sta nell’incrocio tra sostenibilità e competitività, sfruttando proprio le caratteristiche di fondo delle nostre imprese, anche lungo la linea delle filiere e dei distretti. Abbiamo infatti imprese eccellenti, nel confronto internazionale, per scelte ambientali d’avanguardia, traendo sapienza e competenze dai territori industriali. E abbiamo sperimentato l’opportuno legame tra welfare aziendale e produttività (cui provare ad ancorare anche gli aumenti dei salari). Conosciamo l’uso virtuoso delle energie alternative. E abbiamo un capitale umano di straordinaria intelligenza, di cui le donne sono componente essenziale, di qualità e innovazione.

Persone da fare crescere secondo le nuove conoscenze hi tech, con un forte impulso alla scuola, alle università, agli Its (gli istituti tecnici superiori, strumenti straordinari di approfondimento delle competenze scientifiche) e alla formazione di lungo periodo, proprio per affrontare bene tutte le conseguenze delle modifiche dei processi produttivi legati alla diffusione dell’Intelligenza Artificiale in molti settori dell’economia.

Ecco dunque la strada della ripresa: interventi per la produttività, investimenti pubblici in infrastrutture e formazione, stimoli fiscali per la digital economy, sulla linea dei provvedimenti di successo dei governi precedenti, su Industria 4.0. Le risorse Ue sono un’occasione straordinaria per fare crescere e vincere la nostra intraprendenza, la nostra migliore imprenditorialità

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