Asporto e delivery, l’Iva scende al 10%
Grazie a CNA la Legge di bilancio mette ordine su una questione che rischiava di penalizzare ulteriormente i ristoratori
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L’Iva sui prodotti alimentari da asporto e delivery scende al 10%, e avrà effetto retroattivo. Una boccata d’ossigeno per moltissimi ristoratori già alle prese con le difficoltà legate alle restrizioni sulle somministrazioni a causa del Covid, che hanno potuto contare solo sulle entrate derivate da questo tipo di vendite.

 

A dirlo è la nuova legge di bilancio 2021, arrivata a mettere ordine, come richiesto proprio da CNA, su una questione che rischiava di penalizzare ulteriormente gli operatori del settore agroalimentare.

 

Prima della regolamentazione, la vendita di beni alimentari tramite asporto o con consegna a domicilio obbligava i ristoratori ad applicare aliquote diverse per ogni tipo di bene ceduto. 

 

Una situazione di grande complessità, con il rischio di generare discrepanze sul prezzo di vendita, a danno degli stessi acquirenti finali. Da qui la proposta per allineare le diverse tipologie di prodotto.

 

 

Scatta la stessa aliquota della somministrazione

 

Grazie all’impegno diretto di CNA, dopo una prima bocciatura da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Parlamento ha scelto di inserire la proposta nella nuova legge di bilancio, fissando le aliquote Iva di asporto e consegna alla stessa dei prodotti in somministrazione, e quindi al 10%.

 

Il comma 40 dell’articolo 1 specifica proprio che con tale aliquota sarà possibile vendere piatti pronti e pasti che preparati in vista del loro consumo immediato, della loro consegna a domicilio o dell’asporto.  

 

 

Escluse le bevande

 

Sono escluse le bevande, alle quali dovranno essere applicate le aliquote ordinarie, e lo stesso vale per tutte le altre tipologie di beni che non presentano le caratteristiche indicate. Questo perché la norma non assimila l’asporto e la consegna a domicilio alla somministrazione, ma assoggetta a un’aliquota del 10% i piatti pronti e preparati al momento per il loro consumo immediato, per l’asporto e per la consegna a domicilio.

 

La norma ha valore retroattivo

Questo intervento normativo non costituisce una modifica normativa, ma una interpretazione con forza di legge di norme già esistenti, e pertanto ha un valore retroattivo. E questo arriva a sanare il comportamento di quei ristoratori che anche in passato avevano già allineato i propri prezzi con aliquota al 10% per non perdere in competitività e non pesare sulle tasche dei clienti.

Foto Freepik

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