Nonostante la crisi della manifattura e le congiunture degli scenari internazionali, l’artigianato tiene e continua a essere una dimensione d’impresa vitale. A patto però di conoscere le regole per restare al passo con i mercati. La più importane di tutte? Pensare fuori dagli schemi, sull’esempio dei nuovi Maestri Artigiani.
L’esercito degli 83.584. Tante sono le nuove iscrizioni registrate nel corso del 2024 nel comparto artigiano a livello nazionale. E seppur siano lo specchio di un dato a tutti gli effetti negativo – il saldo è di 1099 unità in meno considerate le cessazioni – è comunque una buona notizia, per tanti motivi. In primo luogo la differenza sullo stock (-0,1%) è minima, e sembra più un assestamento fisiologico dopo il triennio in forte crescita trainato dall’edilizia dei tanti bonus straordinari previsti per il comparto. In secondo luogo il delta è comunque marginale nonostante la crisi della manifattura (-4.604 unità, pari al -1,8% delle imprese registrate), bilanciata da altri comparti che restano a forte trazione positiva (l’edilizia stessa ma anche i servizi alla persona e l’artigianato innovativo). Terzo ma non ultimo: sul calo continuano a pesare (per almeno un 15%) le cessazioni dovute a perdita del requisito di artigiano. Tradotto: parliamo di oltre 12mila imprese che impattano sul dato assoluto in negativo, ma non perché hanno cessato l’attività. Al contrario, perché hanno maturato al loro interno le condizioni per spiccare il volo, uscendo dai rigidi parametri previsti per la permanenza nel perimetro dell’artigianato così come lo intende la legge fino a oggi.
Insomma, si fa presto a dire crisi. Pur tra mille difficoltà e incertezze, l’artigianato continua a rappresentare una dimensione d’impresa vitale, dinamica e ricca di futuro, come ci ricordano quelle quasi 84mila nuove voci unitesi al coro. L’importante è capire le nuove regole del gioco, sfruttando flessibilità, intuizione e velocità di adattamento – tipiche del modello artigiano – per continuare a tenere il passo di un mercato che sa premiare chi s’impegna, ma che al contrario promette di non fare sconti a chi si chiama fuori.
È tempo di artigiani “non convenzionali”
Guardando ai dati in modo più specifico, si può osservare come il modello di artigianato maggiormente in salute sia quello che dal punto di vista statistico viene definito come “non convenzionale”. È quello degli artigiani che non si riconoscono nel ritratto tradizionale fatto di bottega, di manualità personale quasi “da artista” e di zero tecnologia. Al contrario, gli artigiani non convenzionali – agenzie digitali, software house, società di servizi, operatori ICT – sviluppano il proprio modello di impresa attraverso continui investimenti in ricerca e sviluppo, facendo rete con altri professionisti e con un costante approccio ad alto tasso d’innovazione. Cioè tutte caratteristiche che permettono di crescere, aumentare i propri mercati e soprattutto attrarre i giovani.
Ma chi ha detto che valga solo per loro?
La sfida di oggi, per tutti i nuovi artigiani, è proprio diventare “non convenzionali”. A prescindere dal settore, dalle competenze e perfino dall’età anagrafica. Non convenzionali nelle scelte, nella visione della propria idea d’impresa e nella capacità di portare a bordo a piccole dosi ogni giorno tutto quello che serve per spingere i propri limiti sempre un po’ più in là.
La sfida di oggi, per tutti i nuovi artigiani, è proprio diventare “non convenzionali”. A prescindere dal settore, dalle competenze e perfino dall’età anagrafica. Non convenzionali nelle scelte, nella visione della propria idea d’impresa e nella capacità di portare a bordo a piccole dosi ogni giorno tutto quello che serve per spingere i propri limiti sempre un po’ più in là.
L’esempio virtuoso dei Maestri Artigiani Veneti
Smettere i panni della tradizione per abbracciare la più spinta inclinazione a innovarsi, a molti può sembrare fantascienza. Eppure si moltiplicano i casi di successo che testimoniano come quest’evoluzione sia già ampiamente tra noi. E no, come abbiamo anticipato non si tratta di un fattore puramente anagrafico, per quanto i giovani siano inevitabilmente agevolati da questo punto di vista.
Basta prendere esempio dai Maestri Artigiani Veneti. Parliamo della nuova qualifica che la Regione assegna dal 2021 agli imprenditori artigiani che hanno saputo trasformare il loro mestiere in un modello di sviluppo, innovazione e trasmissione delle competenze alle nuove generazioni.
Quasi 500 quelli iscritti allo speciale elenco regionale alla fine del 2024, di cui 40 accompagnati a titolo proprio da CNA Veneto Ovest. Per farne parte, occorre un’anzianità professionale di almeno 10 anni, oppure di 5 ma con contestuale partecipazione a un corso di formazione manageriale di 100 ore con project work ed esame finale, percorso che noi abbiamo già realizzato in 3 successive edizioni.
E passando in rassegna le loro storie si riscopre subito tutta la loro “non convenzionalità”, a dispetto di professioni il più delle volte fortemente legate alla tradizione. In 3 edizioni abbiamo avuto modo di conoscere l’azienda che esegue test e controlli di qualità hi-tech sui prodotti della grande industria, ma anche il salumificio creativo e 4.0, e perfino un ingegnere meccanico che dalla ricerca nucleare è passato a produrre scarpe su misura.
Oppure il creatore di tavoli innovativi di design esposti anche in un flagship store a Milano, l’estetista formatasi con una laurea negli Usa. Il fabbro artista che ha rivisitato la lavorazione del ferro, l’ex commessa divenuta imprenditrice meccanica, il mosaicista che ha firmato rivestimenti in quasi 30 Paesi nel mondo, il visionario che 35 anni fa ha creato quella che oggi è la migliore cartoleria sostenibile d’Italia.
Artigiani, prima di tutto. Ma ben di più che semplici “esecutori”. Persone, e dietro di loro imprese, che si sono imposte sul mercato perché illuminate dalla capacità di reinterpretare il proprio ruolo nel contesto economico attuale. Hanno compreso che per restare competitivi è necessario sviluppare abilità gestionali, essere pronti ad accogliere l’innovazione tecnologica e puntare sulla formazione continua.
Il futuro dell’artigianato passa da qui: dalla capacità di essere al tempo stesso custodi di una tradizione e pionieri di un cambiamento che per essere tale chiede per forza all’artigianato di cambiare forma. E soprattutto dimensione.
