La Commissione Europea lancia la Bussola della competitività, il piano che punta a rilanciare crescita e posizione dell’Europa nel mercato globale. Tanti i buoni propositi, ma una sola certezza: la rotta dovranno dettarla le esigenze delle piccole imprese.
Che l’Unione Europea abbia urgente bisogno di cambiare rotta per riguadagnare posizioni nel mercato globale lo si è capito da tempo, anche se sono proprio i mesi più recenti ad aver messo in luce tutti i punti deboli del suo attuale standing internazionale. Dalle scelte diplomatiche sulla guerra tra Russia e Ucraina alla gestione delle stesse conseguenze del conflitto – crisi energetica, dazi, corsa alle risorse – è apparso evidente a tutti come sotto la superficie di questo grande progetto comunitario c’è un sommerso di contraddizioni, incertezze e subalternità rispetto agli altri maggiori player del mercato globale. E ora i tempi chiedono di riportare quanto prima la barra a dritta.
Il primo a rimboccarsi le maniche è stato Mario Draghi, che con il suo rapporto sul futuro della competitività europea ha provato a mettere nero su bianco le prospettive che attendono l’Europa, definendo una prima traccia di azioni strategiche da porre in atto… whatever it takes. Tra queste, la necessità di ripensare all’Europa come se fosse un unico Stato, con un coordinamento tra ricerca, industria, commercio e finanza in grado di contrastare il rischio isolamento internazionale.
E l’Unione Europea ha deciso di raccogliere la sfida, lanciando la nuova Bussola Europea per la Competitività. Un piano strategico volto a rilanciare la crescita economica e a garantire la posizione dell’Europa in un mercato globale sempre più competitivo. Sebbene non sia ancora un vero e proprio progetto operativo, la Bussola rappresenta a tutti gli effetti una grande opportunità per le PMI – cuore pulsante del tessuto economico non solo italiano – offrendo strumenti e risorse per innovare, crescere e affrontare le sfide del futuro.

Innovazione e Digitalizzazione: il motore della crescita
Uno dei punti chiave della Bussola è colmare il gap di innovazione che separa l’Europa da altre economie avanzate come gli Stati Uniti e la Cina. Le PMI potranno beneficiare di nuovi programmi di finanziamento per la ricerca e lo sviluppo, oltre a incentivi per adottare tecnologie digitali avanzate come l’Intelligenza Artificiale e il cloud computing. La creazione di un nuovo quadro normativo più snello e armonizzato a livello europeo ridurrà le barriere burocratiche e faciliterà l’accesso al mercato unico.
Sostenibilità e competitività: due facce della stessa medaglia
La transizione ecologica non è solo una necessità ambientale, ma anche un’opportunità economica. La Bussola Europea pone grande enfasi sulla decarbonizzazione dell’industria e sull’economia circolare. Le PMI potranno accedere a incentivi per investire in tecnologie green, partecipare a programmi di formazione e sviluppo di competenze sostenibili, e beneficiare di un accesso più agevolato a finanziamenti per la transizione ecologica.
Accesso a finanziamenti e mercati globali
Uno dei problemi storici delle PMI europee è l’accesso ai capitali. La Bussola prevede il rafforzamento del mercato dei capitali europeo attraverso la creazione di un’Unione del Risparmio e degli Investimenti. Questo strumento punta a mobilitare risorse private e pubbliche per sostenere la crescita delle imprese. Inoltre, con il rafforzamento delle politiche di apertura commerciale e la riduzione delle dipendenze da fornitori extraeuropei, le PMI potrebbero beneficiare di un mercato più stabile e di nuove opportunità di export.

Semplificazione burocratica: il 28esimo regime
Un altro pilastro della Bussola, legato a doppio filo al punto precedente, è la semplificazione del quadro normativo, con l’obiettivo di ridurre del 25% gli oneri amministrativi per le imprese, con un’attenzione particolare alle PMI.
Mira proprio a questo la proposta del cosiddetto “28° regime giuridico” (rispetto ai 27 nazionali oggi esistenti) che potrebbe consentire alle aziende di operare con un unico quadro normativo valido per tutti i paesi dell’UE, superando le attuali frammentazioni nazionali.
Il 28° regime propone l’introduzione di un sistema normativo parallelo alle legislazioni nazionali già in vigore nei vari Stati membri dell’Unione Europea. L’obiettivo è offrire un quadro giuridico alternativo che imprese e consumatori possano scegliere volontariamente, agevolando così le transazioni transfrontaliere all’interno dell’UE senza la necessità di una completa armonizzazione delle leggi nazionali.
Competenze e formazione: il capitale umano al centro
Infine un’attenzione alle competenze. La competitività passa anche dalla capacità di attrarre e formare talenti. Per questo motivo, la Bussola prevede l’implementazione di una “Unione delle Competenze”, con programmi di aggiornamento professionale, investimenti nella formazione STEM e incentivi per le aziende che investono nello sviluppo delle competenze digitali e sostenibili dei propri dipendenti.
Il “nord” devono continuare a essere le Pmi
Insomma, le idee sono chiare e gli obiettivi ben definiti, oltre che ambiziosi. Ora però viene la parte più difficile: costruire il percorso da seguire, in modo condiviso e partecipato da tutte le forze in gioco. Con una consapevolezza: il “nord” dovranno continuare a essere le piccole e medie imprese.
Si parla infatti di processi di semplificazione, con l’obiettivo di ridurre gli oneri amministrativi e fiscali fino al 35%, ma senza esplicito riferimento a tutele specifiche per le attività micro, piccole e medie. E lo stesso tipo di attenzione manca totalmente anche nel Clean Industrial Deal (il piano per la decarbonizzazione europea), che per riuscire ha enorme bisogno del contributo delle attività di territorio, sulle quali però pesano capacità di investimento decisamente inferiori rispetto alle grandi aziende.
In definitiva, al momento non si vede all’orizzonte quella visione di “think small first” senza la quale si rischia di limitare decisamente lo sviluppo di un’economia europea innovativa e attrattiva a livello globale.
Solo capovolgendo la prospettiva si evita il rischio concreto di “perdere la bussola”. E sbagliare rotta, in questo momento, è un lusso che non ci possiamo permettere.