Banche e pmi, il credito “stretto” tra guerra e pandemia
Per Alessandro Leone, dg CNA, il Temporary Framework va prolungato… con revisioni
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rapporto economia credito primo trimestre alessandro leone

Rapporto Economia 2022. L’analisi sul credito alle imprese di Alessandro Leone, direttore generale CNA Veneto Ovest.

Tra l’incudine della pandemia e il martello della guerra. È un po’ così lo stato d’animo con cui molte imprese affrontano queste settimane di tensioni, con prospettive sempre meno di lungo periodo e sempre più orientate a portare a casa la giornata. Eppure c’è un aspetto che richiederebbe un orizzonte di attenzione un po’ più ampio, ed è quello che riguarda il credito. Sia a livello Italia che Veneto infatti lo stock di impieghi alle imprese, dopo essere ritornato durante il 2020 ai livelli del biennio precedente, ha imboccato un calo legato al superamento del picco emergenziale, anche se il conflitto russo-ucraino così come il rincaro dei costi dell’energia e delle materie prime potrebbero agitare non poco le acque dal punto di vista della tenuta finanziaria. Con un occhio alla scadenza del prossimo 30 giugno, come ricorda il direttore generale di CNA Veneto Ovest Alessandro Leone.

«Quello infatti è il termine del Temporary Framework, il quadro temporaneo di aiuti alle aziende che dall’esplodere della pandemia a oggi ha riconosciuto credito a condizioni agevolate e con costi ridotti sulle garanzie. La misura ha permesso a molti di garantirsi la giusta dose di liquidità con cui affrontare qualsiasi turbolenza senza rischi di default. Oltre a quella data però si torna alla situazione pre-pandemica, anche se il contesto rimane tutt’altro che in discesa, come abbiamo potuto vedere dalle ultime settimane».

Di che numeri parliamo?

«Guardando all’Italia gli impieghi di credito da parte delle imprese sono passati dai 758 miliardi di euro del 2018 a 708 del 2019, per tornare a 750 nell’anno della pandemia e scendere a 738 nei 12 mesi successivi. Vicenza ha rispecchiato lo stesso andamento con una discesa da 75 a 71 miliardi tra 2018 e 2019, un ritorno a 75 nel 2020 e un ribasso a 74 nell’anno che ci siamo lasciati alle spalle, molto meno marcato rispetto al dato Italia».

«Il contesto economico-finanziario sta inducendo la Commissione Europea ad intervenire su un nuovo Quadro Temporaneo per mettere in campo misure straordinarie analoghe a quelle varate per far fronte alla crisi economica dovuta alla pandemia».

Stiamo andando incontro a un nuovo credit crunch?

«Il rischio esiste, soprattutto per le micro e piccole imprese; tuttavia, il contesto economico-finanziario sta inducendo la Commissione Europea ad intervenire su un nuovo Quadro Temporaneo per mettere in campo misure straordinarie analoghe a quelle varate per far fronte alla crisi economica dovuta alla pandemia».

Quindi, che cosa dovrà aspettarsi chi dopo il 30 giugno si troverà nella necessità di attingere al sistema bancario?

«Non c’è dubbio che l’eventualità di una nuova “cornice” con interventi dall’efficacia già testata rappresenterebbe un aspetto certamente positivo. Di certo alcuni aspetti andrebbero revisionati, in particolare per rendere i criteri di assegnazione delle risorse realmente adeguati a supportare le esigenze delle imprese, potenziando quindi l’efficacia moltiplicativa degli strumenti stessi».

«Per preservare la capacità di restare sul mercato andrebbe privilegiata la rinegoziazione “garantita” dei finanziamenti, che ha il vantaggio di allungare i tempi di restituzione dei debiti e quindi di rimodulare gli oneri in relazione alla capacità di rimborso della singola impresa».

Che tipo di interventi potrebbero impattare positivamente?

«Ad esempio, per preservare la capacità di restare sul mercato andrebbe privilegiata la rinegoziazione “garantita” dei finanziamenti, che ha il vantaggio di allungare i tempi di restituzione dei debiti e quindi di rimodulare gli oneri in relazione alla capacità di rimborso della singola impresa. E in secondo luogo l’Autorità bancaria europea dovrebbe replicare una decisione già sperimentata nella prima fase della crisi pandemica, ovvero un parziale allentamento della normativa regolamentare, intervenendo sulle linee guida in vigore dal 2021 che cambiano completamente i processi di valutazione, concessione e monitoraggio del credito alle pmi, nonché l’obbligo imposto alle banche di classificare i finanziamenti a deteriorato al verificarsi di variazioni delle condizioni accordate».

Quali rischi si corrono e come si possono superare?

«Andare allo sbaraglio nell’affacciarsi al sistema bancario, che sicuramente sarà sempre più selettivo, rischia di essere prima di tutto una perdita di tempo che non fa portare a casa nulla. Poi c’è il pericolo vero, cioè di indebitarsi male, perché quello che si ottiene è troppo poco, o peggio ancora perché è troppo. Il vero aspetto però a cui prestare la massima attenzione è che la vita del credito con le nuove norme non si esaurisce con la sola erogazione, ma continua a influire sulle dinamiche di costo e di valutazione nei confronti dell’impresa. Sarà determinante quindi partire da un’attenta analisi delle reali necessità, con uno sguardo flessibile – dati i repentini cambiamenti di scenario cui stiamo assistendo – ma per quanto possibile di medio-lungo periodo, in modo da non pesare senza motivo sui futuri bilanci aziendali. Questo è l’approccio con cui affrontano le incertezze le grandi imprese, ma anche le piccole imprese che con il nostro supporto possono pensare in grande».

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