Il nuovo disegno di legge annuale sulle PMI, approvato dal Consiglio dei Ministri, punta a rilanciare il cuore produttivo italiano attraverso tre direttrici principali: promozione dell’aggregazione tra imprese, miglior accesso al credito e incentivi per innovazione e digitalizzazione. Cinzia Fabris, presidente di CNA Veneto Ovest, ne spiega i dettagli, sottolineando come il provvedimento rappresenti un’importante svolta per le micro, piccole e medie imprese del nostro territorio. Anche se non mancano le zone d’ombra.
Aumentare la produttività dei micro e piccoli imprenditori, favorire maggiormente la nascita di startup di successo e soprattutto rivedere nel profondo le regole del modello produttivo secolarmente radicato nella provincia italiana. Sono i tre ambiziosi obiettivi del nuovo disegno di legge annuale sulle PMI approvato a inizio anno dal Consiglio dei Ministri, che raccoglie moltissime sollecitazioni portate avanti da tempo da CNA a livello nazionale. Una buona notizia, anche se la strada verso una misura realmente in grado di produrre effetti visibili sembra ancora lunga, come spiega la presidente di CNA Veneto Ovest Cinzia Fabris.
«Sì, questo disegno di legge rappresenta un segnale forte per le micro, piccole e medie imprese, che costituiscono il 98% del nostro tessuto produttivo. Finalmente vediamo un intervento organico, che tiene conto delle reali necessità delle PMI, non solo per garantire la loro sopravvivenza, ma per valorizzarne il ruolo strategico nell’economia italiana».
Quali aspetti necessitano di maggiore approfondimento?
«Non tutte le PMI hanno le stesse esigenze: una bottega artigiana non ha gli stessi bisogni di una startup tecnologica o di una società più strutturata. Serve una normativa che sappia distinguere e rispondere alle peculiarità di ciascun settore. Inoltre, il testo attuale non approfondisce a sufficienza i dettagli operativi e le risorse necessarie per tradurre le intenzioni in interventi concreti. La promozione dell’aggregazione tra imprese è un elemento chiave, ma è solo un inizio. I Mini Contratti di Sviluppo per il settore Moda, ad esempio, rappresentano uno strumento interessante ma non sufficiente a garantire il coordinamento delle filiere. Le Centrali consortili previste dalla legge sono un passo nella direzione giusta, ma andrebbero rafforzate per avere un impatto più concreto sul miglioramento della competitività del Made in Italy».
Non tutte le PMI hanno le stesse esigenze: una bottega artigiana non ha gli stessi bisogni di una startup tecnologica o di una società più strutturata. Serve una normativa che sappia distinguere e rispondere alle peculiarità di ciascun settore.
E per quanto riguarda l’accesso al credito?
«Il riordino della disciplina dei Confidi è un altro tassello importante ma ancora incompleto. È positivo che si vogliano semplificare le regole e ampliare le attività consentite, ma è essenziale incentivare ulteriormente l’aggregazione e migliorare l’efficienza degli strumenti di credito. Questo è un settore cruciale per permettere alle PMI di investire e crescere».
Il disegno di legge punta anche su giovani e ricambio generazionale. Quanto è rilevante questo aspetto?
«Tra le misure più promettenti, c’è quella che incentiva il pensionamento flessibile dei lavoratori più anziani, accompagnandolo con l’assunzione agevolata di giovani. È un meccanismo che può favorire il ricambio generazionale, ma deve essere integrato con politiche di formazione continua per garantire la trasmissione delle competenze. Oggi, più che mai, è necessario pensare a percorsi di mentorship strutturati, in cui l’esperienza degli imprenditori senior venga messa a disposizione delle nuove leve. Inoltre, servono incentivi concreti per favorire l’accesso dei giovani al mondo imprenditoriale. Il ricambio generazionale non può essere solo un’operazione numerica: dobbiamo puntare su una vera e propria rigenerazione culturale, che spinga i giovani a investire nella formazione tecnologica e nelle competenze trasversali indispensabili per affrontare le sfide del mercato globale».
CNA ha sempre sottolineato l’importanza di digitalizzazione e innovazione. Come valuta le disposizioni in tal senso?
«Il disegno di legge punta su incentivi fiscali per le imprese che aderiscono a contratti di rete, destinando gli utili a programmi di investimento comuni. È un buon inizio per sostenere la transizione digitale. Tuttavia, il riordino delle norme su startup e incubatori richiede ulteriori dettagli per consolidare realmente l’ecosistema dell’innovazione».
Quali sono le prospettive future per le PMI grazie a questo disegno di legge?
«Questo provvedimento ha il potenziale per migliorare la competitività delle PMI italiane, ma occorre lavorare per renderlo più omogeneo e incisivo. Il prossimo passo, che presenteremo proprio in questi giorni in audizione alle Camere, deve essere la revisione della legge quadro per l’artigianato, un tema che CNA porta avanti da anni e che finalmente sembra essere entrato nell’agenda politica. Solo così possiamo garantire un futuro solido al nostro tessuto produttivo».