Ristorazione, cosa cambia con il nuovo DPCM
Chiusura alle 24 per chi fa servizio al tavolo e divieto di consumare in piedi dopo le 21
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DPCM 13 ottobre - Ristorazione

Con il DPCM 13 ottobre arrivano nuove pesanti restrizioni anche per il settore della ristorazione e dei catering. L’obiettivo principale del governo rimane quello di porre freno alla diffusione del Coronavirus, limitando di fatto le occasioni di possibili assembramenti tra persone.

Un provvedimento giustificato dall’esecutivo come “necessario”, ma che rischia di fatto di mettere in ginocchio moltissime attività, già duramente provate dalle chiusure del primo lockdown. Anche perché, in pratica, se la situazione dei contagi peggiorasse, le Regioni potrebbero decidere – in accordo con il Ministero della Salute – di adottare provvedimenti più restrittivi di quelli già introdotti nel decreto; e potrebbero essere coinvolti anche i servizi alla persona ed ulteriori attività.

Cosa cambia dal 14 ottobre

Il decreto, in vigore dal 14 ottobre al 13 novembre, pone dei limiti precisi alle attività di bar e ristorazione. Di seguito le principali novità:

  • chiusura anticipata alle 24.00 per tutte le attività di somministrazione di alimenti e bevande (bar, ristoranti, gelaterie, pub…) che possono garantire il servizio al tavolo;
  • in assenza di consumo al tavolo, le chiusure sono fissate alle ore 21.00;
  • per le consumazioni da asporto, viene introdotto il divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze dopo le ore 21.00;
  • introdotto anche il divieto di feste nei luoghi al chiuso e all’aperto; restano consentite le feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose, ma con la partecipazione massima di 30 persone.

OK a catering, mense e consegne a domicilio

Non cambia niente invece per le attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che devono comunque continuare a garantire la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro e rispettare tutte le condizioni previste dai protocolli di sicurezza.

Lo stesso vale per gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti negli ospedali e negli aeroporti, che restano comunque aperti, con gli stessi obblighi di cui sopra.

Rimane l’ok per le consegne a domicilio, sempre nel rispetto di tutte le regole anti-contagio.

 

Alle Regioni la facoltà di decidere restrizioni più severe

Il nuovo decreto introduce anche la possibilità per le Regioni di valutare, in base all’evoluzione della situazione sanitaria, se le diverse attività possono proseguire “compatibilmente” con il rispetto dei protocolli e con l’andamento della curva epidemiologica.

Questo significa che, in pratica, le amministrazioni regionali hanno facoltà di decidere se introdurre regole più restrittive rispetto a quelle adottate dal governo, o, nella peggiore delle ipotesi, se vietare per determinati periodi alcune tipologie di attività: dalla ristorazione, alle sale slot, ai servizi alla persona.

Le regole anti-Covid per il settore alimentare

CNA Agroalimentare ha aggiornato le Linee Guida per la Riapertura delle attività, dedicato al settore bar e ristorazione.

All’interno del documento, tutte le norme e le disposizioni da seguire, per essere in piena regola ed evitare possibili sanzioni.

[photo by Pixabay]

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