Richieste di credito, più facile a dirsi

Sulle domande fino a 25mila euro garantite al 100% pesa la discrezionalità delle banche. Senza un piano, via libera difficile.

Stefano Masiero

Referente Credito e Garanzie

Credito alle imprese, molti la fanno facile ma l’ultima parola spetta comunque alle banche. Dopo che il Decreto liquidità per far fronte allo stallo economico da coronavirus ha aperto alle garanzie fino al 100% sulle richieste di nuovi finanziamenti da parte delle imprese fino a 25mila euro, la percezione diffusa è stata di aver imboccato finalmente una strada un po’ più in discesa verso il primo distributore utile, per un motore con la benzina ormai agli sgoccioli.

Tali finanziamenti prevedono:

  • una garanzia al 100 per cento del Fondo centrale di garanzia PMI,
  • una restituzione a 72 mesi,
  • con preammortamento di 24 mesi e
  • tasso di interesse agevolato.

In realtà però la strada che manca è tutt’altro che in discesa. Perché se da un lato le imprese si aspettano tempi di erogazione rapidi, dall’altro le banche non hanno alcuna intenzione di muoversi con imprudenza. Questo per evitare che la crisi economica legata alla pandemia in atto diventi in breve tempo una crisi del sistema bancario.

Alle banche la discrezionalità della decisione finale

Ecco perché la decisione finale, se accogliere o meno la richiesta di finanziamento non è così scontata. Nemmeno con un garante come lo Stato. E soprattutto è alquanto improbabile che arrivi in tempi brevi. 

Alla ricezione della richiesta ogni istituto bancario dovrà verificare tutte le informazioni inserite, in particolare il bilancio dell’impresa e l’ultima dichiarazione fiscale. Ma non solo: il richiedente dovrà rispettare anche altri requisiti (tutti da esaminare) come:

  • l’ammontare dei ricavi (o compensi) non superiore a 100.000 euro o, se inferiore, comunque superiore al quadruplo del finanziamento richiesto;
  • l’assenza di esposizioni classificate come “sofferenze” o “inadempienze” precedenti al 31 gennaio 2020 dalla disciplina bancaria
  • l’indicazione di tutti gli eventuali aiuti di stato già ricevuti in passato

È evidente quindi che eventuali imprese già in crisi saranno escluse dai potenziali beneficiari. E il rischio è che comunque buona parte delle imprese non si vedano erogare alcuna liquidità. Naturalmente tutto questo vale a prescindere da quale sia l’istituto bancario a cui ci si rivolge per la richiesta di finanziamento.

L’autocertificazione del Mise non basta

Nelle scorse ore il Ministero dello Sviluppo Economico ha predisposto un modulo da presentare alle banche per accedere alle garanzie statali, da compilare o inviare via mail alla banca di proprio riferimento. Il problema è che molti istituti, interessati a ricevere informazioni integrative, si stanno muovendo con la predisposizione di propri moduli particolari, parzialmente diversi da questo. Ecco perché è bene informarsi molto bene prima di avventurarsi in richieste che potrebbero rivelarsi presto una perdita di tempo.

La soluzione? Arrivare preparati con il nostro aiuto 

Ma la soluzione c’è, ed è arrivare preparati all’esame-banca. La strategia che vi suggeriamo si mette in atto in 4 punti:

  1. Non abbiate fretta: suonerà strano ma è l’unico modo per non perdere tempo.
  2. Costruite un piano realistico delle esigenze, mettendo dentro le vostre voci di costo (tutte!), gli eventuali ammortizzatori e le rateizzazioni delle spese che potete attivare e i ricavi a bilancio dei prossimi mesi (anche con scenari pessimistici), per avere un’idea precisa della cifra che dovete richiedere.
  3. Ricordate che i soldi che chiedete vi devono servire per investire in attività che vi possono garantire un ritorno, e non per tappare i buchi
  4. Individuate la banca più in linea con le vostre caratteristiche, e informatevi sulle modalità che richiede per l’invio della domanda.

Cioè tutte cose che potete fare facilmente con il supporto di CNA, rivolgendovi agli esperti dell’Area Credito e Agevolazioni.

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Stefano Masiero

Referente Credito e Garanzie

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