Imprese venete, vince il senso del dovere
Dalla strette sulla sicurezza alla sospensione, prevale il rispetto delle regole. E l'85% ha pagato le tasse nei termini.

Le imprese e gli artigiani veneti non si tirano indietro e ancora una volta danno massima disponibilità per fare appieno la propria parte durante l’evoluzione dell’emergenza Coronavirus. Di fronte ai repentini cambiamenti di scenario prospettati dai diversi – e via via più stringenti – decreti emanati dalla presidenza del Consiglio, la risposta quasi unanime è stata di grande senso del dovere e capacità di riadattamento dei propri metodi produttivi. Con l’obiettivo di continuare a lavorare, per quanto possibile, ma sempre mettendo al primo posto la salute di lavoratori e cittadini.

Massimo rispetto del Protocollo 

Prima della sospensione delle attività non essenziali, ufficializzata con il DPCM 22 marzo 2020, è stata l’approvazione del Protocollo sulla sicurezza dei luoghi di lavoro a creare non poche preoccupazioni di natura operativa alle imprese di minori dimensioni, imponendo moltissime prescrizioni da integrare all’attività quotidiana. Tali disposizioni hanno indotto circa il 30% delle imprese artigiane o legate al mondo della produzione a interrompere l’attività ridefinendo il piano ferie o ricorrendo (11,6%) all’applicazione di ammortizzatori sociali straordinari, a tutela dei propri dipendenti o fornitori. Il restante 70% delle imprese gestite dall’Area Sicurezza di CNA Veneto Ovest ha invece manifestato la volontà di continuare l’attività a tutti i costi, attivando percorsi di lavoro agile per i reparti non produttivi (28,4%) e operando a stretto contatto con l’associazione per l’implementazione immediata degli standard richiesti dal Protocollo.

«Le nostre imprese hanno dimostrato un impegno e un senso del dovere straordinari- osserva Alessandro Leone, Direttore Generale di CNA Veneto Ovest -. Già prima della chiusura del decreto hanno dato il massimo per fornire ai lavoratori tutto il necessario per una corretta prassi igienica, senza dimenticare una continua azione d’informazione nei confronti di dipendenti e fornitori. Ora molti chiudono, da un lato a malincuore, dall’altro sapendo che è la cosa giusta per accelerare i tempi di superamento dell’emergenza».

Scadenze fiscali rispettate: la risposta veneta al Ministro Gualtieri

È però un altro dato a colpire ancora di più: la percentuale delle imprese con fatturato inferiore ai 2 milioni di euro che, nonostante la proroga al 31 maggio per i versamenti in scadenza al 16 marzo, hanno comunque pagato entro i termini. Lo ha fatto quasi l’85% delle aziende seguite dal Servizio Tributario CNA (circa 8 imprese su 10).

«È la migliore risposta che si poteva attendere il ministro dell’Economia Gualtieri – osserva Leone – dopo l’invito a pagare comunque le imposte entro i termini a chi ne aveva la possibilità per dare al Ministero stesso più margine d’intervento. Ma è certamente anche il risultato di un’attenta gestione dei bilanci da parte delle imprese, che con il nostro aiuto sono arrivate alle scadenze in modo ordinato e preparato. È chiaro che adesso l’attenzione si sposta sui prossimi termini in arrivo, e lì la replica del Governo a questo impegno dovrà essere altrettanto forte».

Riconversione e servizi online

Secondo le stime CNA Il DPCM 22 marzo 2020 costringerà da domani ad abbassare la serranda ad altre 40.000 imprese in Veneto, che andranno ad aggiungersi alle oltre 106.500 chiusesi nei giorni scorsi a scopo precauzionale, portando al 34% la percentuale complessiva delle aziende bloccate. Stando all’elenco dei codici Ateco, sarebbero circa il 40% le imprese che avrebbero ancora la possibilità di lavorare, ma il condizionale è d’obbligo, dato che sulla questione il Governo non ha ancora fatto chiarezza.

«È stato modificato in corsa l’allegato – spiega Leone – e la cosa ha generato ulteriore confusione, soprattutto perché le imprese non sono state coinvolte. I codici Ateco sono attendibili fino a un certo punto, e per i casi ambigui c’è l’ulteriore complicazione del coinvolgimento del Prefetto, che può certificare solo retroattivamente il criterio dell’essenzialità. Ma soprattutto c’è la questione delle imprese riconvertite, il cui codice è “sballato” rispetto alla nuova attività: serve a loro prima di tutto essere messe a norma, visto lo sforzo a nome del bene comune».

Infatti sono moltissime anche in CNA Veneto Ovest le imprese che si sono riconvertite per non interrompere l’attività. Circa 2 imprese su 3 del settore tessile e cosmetico hanno adattato i macchinari alla produzione di presidi sanitari come gel igienizzanti e mascherine protettive, e sono ben 5 le aziende (3 vicentine e 2 veronesi) del sistema Moda CNA selezionate nella rete nazionale di 200 micro e piccole imprese che da oggi con Confindustria comincerà a produrre le mascherine sanitarie su larga scala. Le imprese dell’Agroalimentare e della Ristorazione si stanno invece sempre più orientando sulla distribuzione attraverso i canali online, per la prenotazione e la consegna di prodotti e piatti pronti a domicilio (+15,6% rispetto al periodo pre Coronavirus).

Formazione a distanza e lotta all’abusivismo

Un po’ per tutti i settori il tempo di inattività ha indotto molti ad avviare corsi di formazione o aggiornamento obbligatorio a distanza tramite l’Academy CNA. Il 29,8% delle imprese ha attivato per esempio percorsi sulla sicurezza obbligatoria in e-learning, o altre attività specifiche per la formazione di mestiere. Tra queste, un corso per addetti di imprese di pulizia sulla sanificazione anti-coronavirus con focus su macchinari e strumentazione tecnica, e un corso gratuito sul marketing di settore per operatori di centri estetici e parrucchieri.

«Segno che le aziende hanno voglia di progettare al più presto una ripartenza sprint – conclude Leone -. Il rovescio della medaglia è però rappresentato dai troppi che lavorano ancora adesso violando le regole. Penso agli abusivi nel settore della cura della persona, o ad altri che continuano a operare in barba a qualsiasi norma di sicurezza e igiene, divenendo un pericolo per la salute delle persone, e un danno per l’economia di chi si è comportato come dice la legge. L’invito è a non rivolgersi a queste persone, che hanno in mente tutto tranne che il nostro benessere»

(Casa foto creata da freepik – it.freepik.com)

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