Certificazione di filiera, per la moda veneta… è solo l’inizio
Nata per riportare tracciabilità e legalità lungo l’intera catena produttiva, segna un passo importante nella giusta direzione, ma serve nuovo equilibrio nei rapporti tra attori.

Mario Piotto

Responsabile Comunicazione Istituzionale

Un passo importante verso un Made in Italy più responsabile, ma solo se diventa anche un’occasione per riequilibrare i rapporti tra committenti e produttori riconoscendo il valore reale del lavoro artigiano. Così Federmoda CNA Veneto Ovest commenta la nuova Certificazione unica di conformità delle filiere della moda, recentemente approvata in Senato e ora in discussione alla Camera. 

Una misura che nasce con l’obiettivo di introdurre un sistema uniforme di verifica, tracciabilità e legalità lungo l’intera catena produttiva del settore: il nuovo schema prevede che le imprese – dai grandi marchi fino ai subfornitori – possano aderire volontariamente a un percorso di certificazione gestito da organismi accreditati, volto a garantire trasparenza sui processi, tracciabilità delle lavorazioni e rispetto delle norme su lavoro, sicurezza e contratti.

Credo però che per poter veramente parlare di cambiamento nel settore moda servano tre elementi fondamentali: equa redistribuzione dei margini, disponibilità da parte di tutta la filiera a mettersi in discussione, certificazioni e audit standardizzati. Senza le prime due, la terza non potrà mai essere attuata del tutto. Bisogna coinvolgere sia brand che realtà artigiane per ottenere questi punti. 

Filippo Zago

Presidente, Federmoda CNA Veneto Ovest

Secondo Federmoda, la credibilità del Made in Italy non può fondarsi solo su procedure di verifica o su sistemi di controllo documentale, ma deve nascere da un equilibrio nuovo nei rapporti di filiera, capace di garantire condizioni eque a chi produce valore reale. Le imprese artigiane non rappresentano un anello debole, ma il cuore operativo del sistema produttivo: garantiscono qualità, occupazione e continuità manifatturiera sui territori, pur spesso operando con margini ridotti e sotto forte pressione contrattuale. 

Il rischio, avverte CNA Federmoda, è che la certificazione resti un mero adempimento burocratico se non si accompagna a una revisione complessiva delle regole del gioco. Occorre che la tracciabilità sia completa, che i controlli siano effettivi e indipendenti, ma soprattutto che la giustizia contrattuale diventi un principio vincolante lungo tutta la catena di fornitura.
Solo così la certificazione potrà tutelare chi lavora nel rispetto delle norme e contrastare la concorrenza sleale interna. 

Oggi più che mai è necessario ricordare che un marchio non è un marchio di garanzia se non garantisce davvero. La responsabilità non può essere delegata, né esternalizzata a strutture terze: chi mette il proprio nome su un prodotto deve rispondere pienamente della sua qualità, della sua origine e delle condizioni in cui è stato realizzato. Un brand che fonda la propria reputazione sull’eccellenza del Made in Italy ma non conosce, o non vuole conoscere, la propria filiera produttiva, non offre alcuna garanzia al consumatore, ma solo un simbolo svuotato di senso. La vera credibilità del nostro sistema moda passa dalla corresponsabilità tra marchi e produttori, dal riconoscimento del valore di chi lavora e dalla trasparenza lungo tutta la catena di fornitura. 

Filippo Zago

Presidente, Federmoda CNA Veneto Ovest

Per CNA Federmoda, la nuova certificazione potrà generare effetti positivi solo se sarà fondata su standard chiari, audit armonizzati e un effettivo riconoscimento delle certificazioni già esistenti, evitando duplicazioni e costi aggiuntivi per le piccole imprese. È inoltre essenziale che i committenti – spesso grandi gruppi internazionali – condividano i costi e gli oneri del processo, garantendo così una reale equità di trattamento tra i diversi soggetti della filiera. 

CNA Federmoda continuerà a battersi perché il Made in Italy resti sinonimo di sostanza, non di apparenza; di garanzia reale, non di etichette autoreferenziali. Solo così la certificazione potrà diventare uno strumento di verità, e non una procedura formale che copre le disuguaglianze e i paradossi della globalizzazione.

Filippo Zago

Presidente, Federmoda CNA Veneto Ovest

Mario Piotto

Responsabile Comunicazione Istituzionale

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