Dalla legge di bilancio 2025 un incentivo alla crescita delle imprese, che rischia però di trasformarsi in uno svantaggio per le attività artigiane già arrivate ai limiti dimensionali previsti per mantenere il requisito. Il testo di cui si sta discutendo in queste ore infatti conferma il bonus per assunzioni di nuovo personale, il cui costo potrà essere detratto dal reddito imponibile dell’impresa per il 120% (130% in caso di assunzione di categorie fragili), in rialzo rispetto al 100% dell’anno in corso, ma spalmato in 3 anni. L’agevolazione spetta solo per assunzioni a tempo indeterminato che alzino il numero di personale medio occupato rispetto al periodo d’imposta precedente.
Questo però rischia di generare un paradosso per il mondo artigiano. C’è un governo da un lato che giustamente valuta come prioritaria la necessità di fornire alle imprese strumenti per crescere, e le nuove assunzioni sono fondamentali da questo punto di vista per ampliare il proprio mercato. Ma dall’altra parte c’è una legge quadro che vincola gli artigiani a strettissimi parametri legati proprio ai livelli di personale. E quindi chi assume può contare sull’incentivo, ma se si trova al limite potrebbe perdere il requisito artigiano, con un aumento di costi per la revisione dei contratti che annullerebbe di fatto l’impatto positivo dell’agevolazione generando un effetto boomerang.
Stando agli ultimi dati del Registro Imprese, il nostro sistema economico nell’ultimo trimestre mostra un saldo positivo nel numero di attività economiche, ma con risultati inferiori alla media degli ultimi 10 anni. L’artigianato attraversa un tasso di crescita vicino allo zero, e questo secondo l’associazione deve spingere il governo a confermare una legge di bilancio coraggiosa, che porti ad accelerare gli investimenti del Pnrr, ridurre i costi energetici e avanzare senza indugi sul fronte delle semplificazioni, auspicando un’accelerata da parte della BCE nella riduzione dei tassi.
In aggiunta a tutto questo si conferma la necessità di ammodernare la legge quadro del 1985 per adeguarla alle profonde trasformazioni del sistema imprenditoriale artigiano. Noi lo diciamo da diversi anni, ma soprattutto in questo momento è un’esigenza che sempre più aziende sentono. Serve una legge che valorizzi l’approccio a questo modello d’impresa a prescindere dalla dimensione della forza lavoro. Nelle prossime settimane i nostri vertici nazionali presenteranno in questa direzione le proprie osservazioni in vista del lancio della nuova legge sulle Pmi che ha in cantiere il governo. Confidiamo che sia davvero la svolta.