Artigianato e pmi, un calo… nel segno della crescita
I dati dello studio CNA sull'andamento del primo semestre economico, commentati per il Giornale di Vicenza dalla nostra presidente Cinzia Fabris.

Meno imprese ma molto più forti. È il quadro di massima che emerge dall’analisi del primo semestre economico per la provincia di Vicenza realizzata da CNA in collaborazione con lo studio Sintesi. Il territorio berico registra una contrazione minima sul numero delle attività presenti rispetto al semestre precedente (-1,3%, contro la media regionale del -2%), un pochino più significativa se si stringe la lente sul numero delle sole attività artigiane (-3,5%, media regionale -4%). Tutto questo nonostante le proiezioni su base regionale stiano delineando per il 2024 una crescita leggermente superiore rispetto all’anno precedente (+1,1%), che si prevede possa consolidarsi nel 2025 con un aumento del Pil di 1,3%. Possibile quindi che questa decrescita del tessuto imprenditoriale diffuso non sia poi così tanto infelice? Ne parliamo con la presidente di CNA Veneto Ovest Cinzia Fabris.

«Sicuramente anche il primo semestre ha confermato una tendenza già vista fino a fine 2023. I dati dell’Osservatorio economico dello scorso anno della Camera di Commercio di Vicenza già indicavano come le imprese vicentine siano diminuite in 10 anni di oltre il 5%. Dall’altra parte il nostro tessuto produttivo, seppur meno folto, è molto più robusto: calano le imprese individuali e le società di persone, mentre sono in sensibile aumento le società di capitali. Un segno dei tempi, come la nostra associazione continua a ribadire: oggi il mercato chiede alle imprese, anche quelle artigiane, di pensare più in grande, non solo di limitarsi a sopravvivere».

Anche perché è l’impresa che cresce a spingere produttività e occupazione, è così?

«Infatti. Il 90% delle aziende ha meno di 9 dipendenti, e sono proprio queste a essere in flessione. Eppure non solo il mercato del lavoro tiene, ma a Vicenza cresce anche di più rispetto al dato nazionale, con un tasso di occupazione al 70% contro il 61,5% della media Paese. In quattro anni il numero di addetti è cresciuto anche nei settori dove calano le imprese, come nella manifattura e nel commercio».

Il nostro tessuto produttivo, seppur meno folto, è molto più robusto. Un segno dei tempi, come la nostra associazione continua a ribadire: oggi il mercato chiede alle imprese, anche quelle artigiane, di pensare più in grande, non solo di limitarsi a sopravvivere.

Cinzia Fabris

Presidente, CNA Veneto Ovest

E il sistema artigiano come sta rispondendo a queste dinamiche in corso?

«Anche qui la situazione va analizzata bene. Abbiamo il dato regionale, che ci dice come a giugno 2024 si sia arrestata la dinamica negativa nel numero di attività iscritte all’albo, in calo quasi ininterrotto dal 2019. E questo conferma i dati vicentini che avevamo visto a inizio anno, con un 2023 chiuso per la prima volta dopo un decennio in sostanziale equilibrio rispetto all’anno prima, sulla scia anche qui della timida ripresa del modello artigiano registrata a livello nazionale. Giusto però fare dei distinguo: soffre la filiera della moda, per la quale c’è bisogno di una terapia d’urto, di cui i nostri vertici stanno discutendo al Ministero delle Imprese. Va meglio invece l’artigianato “non convenzionale”, cioè trainato da investimenti in ricerca, sviluppo e ad alto tasso d’innovazione».

E poi voi lo ribadite da tempo: ci sono le imprese artigiane che sfuggono all’albo perché crescono troppo.

«Esatto. Quando parliamo di riduzione del numero di imprese artigiane, va ricordato che oggi almeno un 15% delle fuoriuscite sono attività che perdono il requisito perché escono dal rigido perimetro di una norma ormai obsoleta, che fissa l’appartenenza solo in base al numero di dipendenti. Basta superarlo anche di una sola unità, magari proprio perché aumenta il mercato o il carico di lavoro, e si è fuori dal conteggio. Ma come possiamo incoraggiare l’artigianato a crescere per continuare a competere, se poi d’ufficio gli tarpiamo le ali?».

Come si rimedia a questa stortura?

«CNA sta lavorando bene a monte, per portare entro le prossime settimane una bozza di proposta da inserire nella legge annuale delle Pmi che il Ministero delle Imprese ha in cantiere. E quindi da questo punto di vista possiamo considerare di essere davvero all’ultimo miglio di un percorso partito proprio su invito del nostro territorio due anni fa. A valle stiamo invece facendo tantissimo per portare questa nuova cultura della crescita tra le nostre imprese. Vogliamo sensibilizzare soprattutto i più giovani, facendo riscoprire il valore dell’essere artigiani e portando questa dimensione imprenditoriale sotto un’altra prospettiva».

Oggi almeno un 15% delle imprese fuoriuscite dall’albo sono attività che perdono il requisito perché escono dal rigido perimetro di una norma ormai obsoleta, che fissa l’appartenenza solo in base al numero di dipendenti. Ma come possiamo incoraggiare l’artigianato a crescere per continuare a competere, se poi d’ufficio gli tarpiamo le ali?

Cinzia Fabris

Presidente, CNA Veneto Ovest

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