Associazioni 2022. Le parole del direttore generale CNA Veneto Ovest Alessandro Leone sullo speciale del Giornale di Vicenza.
Servono più aziende, e servono più grandi. Se c’è una cosa su cui di questi tempi concordano analisti politici ed economisti riguarda proprio l’importanza che assumerà il fattore dimensionale nel dare stabilità alla ripartenza del nostro sistema produttivo. E la riflessione si aggancia alla pandemia, ma va anche un po’ più in là, se è vero che purtroppo senza struttura spesso anche un colpo di vento ha l’effetto di una tempesta. Ma come può misurarsi con questa sfida un tessuto imprenditoriale come quello veneto, polverizzato in una miriade di realtà a gestione familiare o poco più? «In un solo modo: cambiando prospettiva – spiega Alessandro Leone, direttore generale di CNA Veneto Ovest -. Fino a pochi mesi fa parlavamo alle nostre aziende dell’importanza di pensare e governare l’attività quotidiana come i grandi, riferendoci a una gestione consapevole del bilancio, a un approccio manageriale evoluto, alla definizione di un piano investimenti sostenibile, tanto per fare qualche esempio. Adesso l’esigenza si è spinta anche più in là: è arrivato il momento, per tutti, di diventare grandi sul serio. Nel numero di addetti, nel volume di affari, nella maturità organizzativa».
«È giusto che ogni nuova attività nasca dalla base, ma già con l’idea di muovere i primi passi nella consapevolezza che questi tempi chiedono di imparare presto a correre, e ciò lo si può fare soltanto crescendo».
Ma quindi sono finiti i tempi del “piccolo è bello”?
Fortunatamente no. Nel senso che la piccola azienda artigiana e l’attività individuale hanno ancora, a ragion veduta, un enorme potenziale attrattivo nei confronti di chi le sceglie per la propria realizzazione professionale. E questo nonostante le mille difficoltà del fare impresa nel nostro Paese. Semplicemente, “piccolo” non può essere anche “per sempre”. È giusto che ogni nuova attività nasca dalla base, ma già con l’idea di muovere i primi passi nella consapevolezza che questi tempi chiedono di imparare presto a correre, e ciò lo si può fare soltanto crescendo. Altrimenti si resta indietro.
In che misura questo processo sta già avvenendo?
Lo stiamo vedendo in moltissime imprese nostre associate che hanno fiutato in anticipo il corso dei tempi. La nostra consulenza si sta dedicando sempre di più ad accompagnare acquisizioni per aumentare linee di business, fusioni societarie, ma anche imprese familiari che semplicemente si trovano nella necessità di rivedere il proprio assetto per sostenere le esigenze del mercato.
«L’artigiano e il piccolo imprenditore devono essere aiutati a capire che cosa significhi in termini di opportunità concrete, economiche e sociali, mettere in campo interventi sostenibili per diventare più grandi. E devono sentire loro questa nuova consapevolezza».
Come aiutare a orientarsi chi invece ancora guarda con timore a questa evoluzione?
Io credo che il primo aspetto importante sia imparare ad avere passione per la crescita. Sembra un controsenso, perché le passioni di solito sono qualcosa di innato. Ma non in questo caso. L’artigiano e il piccolo imprenditore devono essere aiutati a capire che cosa significhi in termini di opportunità concrete, economiche e sociali, mettere in campo interventi sostenibili per diventare più grandi. E devono sentire loro questa nuova consapevolezza. In fondo il nostro lavoro come associazione è esattamente questo: fare buona cultura d’impresa per rendere possibile l’avvio di questa trasformazione. L’altra parola chiave è artigianalità: è il valore che premia la piccola impresa rispetto alla grande industria, e la deve accompagnare sempre nel suo percorso evolutivo. L’artigianalità infatti non è una questione di limiti dimensionali, è una questione di approccio alla professione. E sarà questa la nostra grande battaglia nei mesi a venire.
Una battaglia in difesa dell’artigianalità?
Di più ancora: una battaglia in difesa delle imprese che diventano grandi con l’artigianalità. E mi riferisco ancora una volta alla legge quadro dell’artigianato, che va nella direzione esattamente contraria a quello che ci siamo detti fino adesso. Per colpa di parametri ormai superati, oggi possono essere considerate artigiane solo le imprese piccole, e chi punta a crescere perde automaticamente requisiti e tutele, pur mantenendo invariato il proprio metodo di lavoro. Per noi invece deve rimanere artigiano proprio chi tutela e preserva una professionalità di tipo artigianale, a prescindere dal peso del fatturato o dalla lunghezza del libro paga. CNA è al lavoro sulla bozza di revisione della legge, e siamo certi che presto potremo parlare davvero di grande artigianalità come nuovo pilastro di sviluppo per il nostro Paese.