Dario Costantini: «Essere più attrattivi e far crescere i giovani»
Ad Artigeniali l'intervento del presidente nazionale CNA, che elogia i "geppetti" capaci di pensare in grande.
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Scrivere un futuro più in grande per le imprese artigiane, senza dimenticare che la storia inizia sempre da un Geppetto. E ci tiene eccome il presidente nazionale CNA Dario Costantini, al personaggio della favola di Collodi capace di trasformare un semplice pezzo di legno dandogli un’anima. Tanto da ricordare più volte nel corso della sua lunga intervista col giornalista Luca Ancetti, sul palco del Teatro Olimpico per l’apertura di Artigeniali, che l’associazione «è fatta di tanti altri Geppetti come lui, capaci di fare miracoli con mani, ingegno e talento». 

Ossia proprio quella geniale artigianalità che aiuta le imprese e il territorio a crescere, e che CNA punta adesso a orientare sulle coordinate che portano al domani. Sì perché l’indole del “geppetto” è l’essenza stessa del Made in Italy, ma per vincere le sfide dell’impresa globale del nostro tempo c’è bisogno anche di qualcosa in più. Il confronto parte dai dati dell’analisi “Artigiani del Futuro” promossa proprio in collaborazione con CNA da Symbola, fondazione di ricerca e analisi che racconta l’Italia dei nuovi scenari economici, politici e sociali. 

E i dati parlano chiaro, indicando come il peso dell’economia del nostro Paese continui a reggersi in particolare su di loro: le attività di territorio. Che investono maggiormente in sostenibilità (+44,8% le micro imprese attive in ottica green, contro il +39,7% delle medie e grandi), hanno in mano la quasi totalità dell’offerta in termini di strutture turistico ricettive, tengono in vita l’economia dei piccoli Comuni e soprattutto danno lavoro ai giovani, che per il 68% trovano qui la loro prima occupazione, 3 volte su 4 con un contratto a tempo indeterminato. 

Eppure la strada sembra decisamente in salita, osserva Costantini. «Abbiamo tanti ostacoli davanti – ha osservato di fronte agli artigiani e imprenditori veneti che hanno riempito la cavea del Teatro -: siamo un Paese in crisi dal 2008, una crisi divenuta oggi energetica e inflazionistica, a causa della guerra in atto ma non solo. E questo si sta ripercuotendo in modo sempre più grave sul tema dei temi, quello del lavoro. Con prospettive di cui tutti ci dobbiamo sentire responsabili». 

Da un lato c’è l’Italia che fa i conti con i picchi negativi del proprio endemico calo demografico. Dall’altro ci sono i giovani che non sanno o non riescono a emergere, o quelli peggio ancora “disinnamorati” di un artigianato in cui non si riconoscono. Perché non lo conoscono. 

«Una volta – prosegue Costantini – ci venivano a suonare il campanello per lavorare nelle nostre aziende. Oggi non è più così, e non solo perché si fanno meno figli, ma soprattutto perché quelli che ci sono non vogliono fare il nostro mestiere, forse perché attratti dalla narrativa dei social che propongono come “desiderabili” modelli di vita ben lontani dalla fabbrica o dal laboratorio. E questo è un problema che non si risolve semplicemente con la cancellazione del reddito di cittadinanza». Da dove cominciare per invertire la rotta? 

«Noi imprenditori dobbiamo prima di tutto prendere atto che c’è questa refrattarietà nei nostri confronti, cominciando a lavorare per essere più attrattivi e dando alle nuove leve il tempo per farsi le ossa. Allo stesso tempo abbiamo l’onere di istruire la politica sul fatto che senza le nostre imprese ci perdono tutti, perché non c’è intelligenza artificiale o robot che possa sostituire le nostre professionalità, che non s’imparano in un paio di settimane». 

Legata a doppio filo è la questione dell’immigrazione, che alle giuste condizioni potrebbe offrire un bacino di professionalità oggi mancanti. «Un artigiano che chiude – ha proseguito Costantini – è un patrimonio perso per sempre, con tanti ragazzi che magari intanto sono costretti a consegnare pizze in bicicletta. Io mi sono dato un obiettivo entro il mio mandato: lasciare a CNA un progetto serio per il ricambio generazionale delle imprese, verso il migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro a livello europeo. 

Un buon primo passo l’abbiamo fatto siglando lo scorso anno il Patto di Taormina con i delegati dello SmeUnited, ossia l’organo che mette insieme le 61 associazioni dell’artigianato dell’area euro-mediterranea. Con loro abbiamo affrontato diversi temi con una visione globale, tra cui quello dei “corridoi professionali”, da promuovere e gestire in ottica di cooperazione. Sono queste le soluzioni nuove indispensabili per affrontare problemi giganteschi». 

Meno manodopera apre alla necessità di sostituirla – dove si può – con la tecnologia più evoluta. Ma gli artigiani sono pronti? «Se si vuole essere bravi – ha concluso Costantini – bisogna capire quando è il momento di cedere un po’ di controllo in azienda per passarlo a qualcuno di più bravo in quel campo. Quando ho investito nella mia azienda in ottica 4.0 mi ha messo in crisi il confrontarmi con persone che parlavano del mio lavoro in un modo che non capivo. E d’istinto non nascondo che avrei voluto cacciarli. Ecco, a volte è necessario fare posto e accogliere nuove figure con una preparazione specifica, come i professionisti che operano nella nostra associazione, affidandosi alla loro esperienza. Un semplice passo “di lato”, per farne molti altri in avanti insieme».

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