Alessandro Leone: «Non si può più limitare l’artigianato per legge»
L'“artigenalità” è la parola d’ordine per tracciare la nuova dimensione dell'artigianato che cresce.
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Dallo Speciale Assemblea CNA 2023 del Giornale di Vicenza, intervista a cura di Stefano Tomasoni.

Duemilacinquecento imprese, per un totale di tremila soci. CNA Veneto Ovest tiene insieme un nucleo di artigiani delle province di Vicenza e di Verona che negli ultimi anni si è consolidato, trovando nuovo spirito di gruppo anche dalle emergenze recenti, a partire dalla pandemia e dai costi energetici volati alle stelle. Alessandro Leone, direttore di CNA Veneto Ovest, è reduce dall’organizzazione di un’assemblea generale, al Teatro Olimpico di Vicenza, che ha spinto ancora una volta sull’importanza di sviluppare una nuova consapevolezza del valore dell’artigianato.

Direttore, con l’assemblea di quest’anno sembra che il concetto di “artigenalità” sia diventata la parola d’ordine di un progetto che, alla base, ha la valorizzazione del lavoro artigiano e una sorta di nuova consapevolezza del suo valore... 

Abbiamo una convinzione: che l’artigianalità è uno dei driver di crescita. Questo tipo di impresa è in grado di redistribuire il valore aggiunto creato sul territorio, e questo è il fattore che le consente di diventare impresa attrattiva, sia nei confronti delle risorse umane, sia del sistema finanziario. 

Il ruolo dell’associazione dev’essere quello di ispirare e di supportare l’impresa in questo percorso. Ed è un ruolo che si sta sempre più realizzando. Ci sono sempre più imprese, anche di piccolissime dimensioni, che iniziano a ragionare su cosa vuol dire sostenibilità, che iniziano ad avvicinarsi all’innovazione. 

Oltre a quello dei servizi, un’associazione di categoria ha poi il ruolo della rappresentanza. Quella come si realizza, nel vostro caso?

La vera attività di rappresentanza sta nel raccogliere dal territorio le istanze e farle arrivare al livello nazionale, che le discute e le presenta alle istituzioni. E’ quello che sta avvenendo per quanto riguarda la Legge quadro sull’artigianato: dopo diversi anni siamo quasi pronti a presentare la bozza di legge. È un grande risultato, al quale si sta arrivando a partire da una richiesta arrivata dal territorio vicentino.

Cambiare la Legge quadro è una vostra battaglia di lunga data. Fa parte del percorso per arrivare a definire anche dal punto di vista normativo un mondo artigiano più moderno?

Non c’è dubbio, è una “partita” fondamentale. Quello che oggi diventa desueto è il fatto di voler delimitare il mondo dell’artigianato con una legge che stabilisce una soglia. Poteva andare bene quarant’anni fa, oggi francamente no. Il distinguere tra attività in serie e non in serie oggi non ha senso. Ci sono imprese da 40-50 dipendenti che in base all’innovazione di processo e tecnologica ti fanno un prodotto su misura.

Quindi c’è da ricreare una nuova immagine dell’artigianato...

C’è da superare il concetto troppo spesso diffuso di qualcosa che è fatto con prodotti di secondaria importanza. Spesso si identifica l’artigianato con i vecchi mestieri, soprattutto quelli artistici, ma in realtà dentro il mondo dell’artigianato c’è veramente tutto: c’è la manifattura, l’autotrasporto, la logistica. L’artigianato è innovazione, è creatività, è ricerca. C’è qualcuno che questa cosa l’ha capita. Ad esempio le imprese della moda: i grandi brand del settore stanno acquistando piccole e medie imprese con know how tipicamente artigianale.

Questo, peraltro, non rischia di portare, alla lunga, a perdere proprio quella “sapienza” che arriva dalle generazioni?

Infatti. L’impresa artigiana, se non viene acquisita da un brand, potrebbe continuare a crescere grazie al suo contenuto di know how artigianale. Anche per evitare questo serve una nuova narrazione dell’artigianato, serve raccontare questo mondo fuori dagli stereotipi. E’ difficile che il numero delle imprese artigiane presenti nell’Albo torni ad aumentare, se si continua a descrivere i contorni dell’artigianato con una legge. Così non si riesce a raccontare l’artigianato come un know how capace di lavorare e di essere parte propulsiva anche per i grandi brand e di entrare in determinate filiere del made in Italy, a partire dalle “quattro A”: abbigliamento, alimentare, arredamento, automazione.

Quaranta-cinquanta anni fa l’artigianato era il luogo dove c’erano tutte le condizioni per avviare un’impresa e per crescere, era anche un’opportunità di sviluppo dell’economia di comunità, e anche un generatore di occupazione stabile. Serve che tutti ci impegniamo a fare una nuova narrazione del mondo artigiano, per tornare a esprimere al meglio questa funzione sociale.

Dunque qual è, in questo percorso verso l’artigenialità, il vostro obiettivo finale?

Quello di favorire una narrazione diversa dell’artigiano, nella quale pur continuando a tenere in considerazione l'imprenditore come persona, si metta al centro in particolare l'impresa.

Tanti non sanno che è artigiano anche colui che sviluppa software, che fa comunicazione. Il problema della narrazione lo si risolve spiegando, raccontando, facendo delle campagne promozionali sull’autoimprenditorialità. Più lavoriamo per spiegare questo tipo di approccio, più riusciamo ad abbandonare un’idea ormai superata. E’ una battaglia culturale di non poco conto. La nostra mission associativa è quella di aiutare le imprese perché facciano questo percorso. La risposta c’è, ed è molto positiva.

“Dare risposte contando sulle risorse interne”

La realtà che cambia pone delle sfide di cambiamento e di evoluzione anche al sistema associativo, chiamato a strutturarsi  in modo da dare le giuste risposte. 

«Noi siamo convinti che le competenze per dare risposte a questo target di impresa debbano essere interne, altrimenti il ruolo dell’associazione non governerebbe la relazione, il rapporto e la conoscenza dell’azienda - osserva il direttore di CNAVeneto Ovest, Alessandro Leone -.  È meglio avere risorse interne competenti e in grado di sviluppare azioni a sostegno delle aziende, persone che capiscano di credito, che parlino di sostenibilità e di rigenerazione, di innovazione. 


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