Cinzia Fabris: «Impariamo a trasmettere il valore del nostro lavoro»
Il messaggio agli artigiani vicentini e veronesi: è il momento di creare una nuova consapevolezza di ciò che significa la professione.
ufffici cna sede Vicenza Verona | CNA Veneto Ovest

Area Sviluppo Mestieri

Contattaci per saperne di più

artigeniali cinzia fabris | CNA Veneto Ovest

Dallo Speciale Assemblea CNA 2023 del Giornale di Vicenza, intervista a cura di Stefano Tomasoni.

Creare consapevolezza. Di ciò che significa essere artigiani. Della qualità, della creatività e della passione che stanno dentro questa parola. Cinzia Fabris, arrivata al giro di boa del suo mandato alla presidenza di CNA Veneto Ovest, non cambia quello che è diventato il “mantra” del suo mandato. Nella convinzione che sviluppare la consapevolezza dell’importanza del proprio lavoro e del proprio ruolo sociale sia un passaggio decisivo anche per attrarre le giovani generazioni e dunque per garantire futuro alle aziende del settore.

Presidente Fabris, qual è il focus su cui avete impostato l’assemblea di quest’anno?

Vogliamo insistere su un messaggio di fondo che ha ancora bisogno di farsi largo anche nel nostro stesso mondo, ossia che il termine “artigiano” non significa “piccolo”, non indica qualcuno che lavora su prodotti minori, di secondaria importanza. Purtroppo questo è ancora un percepito diffuso. Quello che vorrei è che il nostro lavoro, anche rimanendo nella piccola dimensione che è  indubbiamente il suo ambito specifico, porti a lavorare sempre più nella logica di un saper fare che guarda alla sostenibilità. Intesa non soltanto dal punto di vista ambientale, ma anche aziendale.

Si tratta, dunque, di creare negli artigiani una maggiore consapevolezza del proprio ruolo e anche della propria qualità?

Sì. Noi non abbiamo effettivamente sufficiente consapevolezza. Noi artigiani ci rinnoviamo nei processi, nella ricerca – perché facciamo tanta ricerca, necessaria per stare sul campo e fornire servizi -, nel fare impresa in modo creativo, e tuttavia questi passaggi rimangono troppo spesso al nostro interno, non sappiamo veicolarli al di fuori. Forse perché per noi sono qualcosa di naturale, quasi scontato. Lavoriamo, produciamo e raggiungiamo risultati di grande qualità ed eccellenza, ma senza avere contezza di quello che stiamo facendo. E se non la abbiamo noi, non possiamo pensare di trasmetterla all’esterno.

Ma avere questa consapevolezza, chiamiamolo anche orgoglio, ha una ricaduta concreta? In altre parole, cambia il risultato economico alla fine dell’anno?

Se siamo consapevoli di quello che stiamo facendo e sappiamo anche proporlo, riusciamo anche a monetizzarlo. Se io conosco il valore del mio lavoro e lo trasmetto, i risultati arrivano. Personalmente nella mia azienda – nel settore della moda - non ho mai trovato nessuno che non mi riconosca la peculiarità del lavoro artigianale che sta all’interno al prodotto. Certo, è un percorso lento, ci vuole tempo, si tratta anche di diventare partner delle aziende con le quali e per le quali si lavora, di saper raccontare una storia. E’ qualcosa che chiama in causa una maturazione del proprio essere come impresa. Molti di noi fanno lavori senza comunicarli, o senza essere consapevoli che questo passaggio è un plus, nel proprio lavoro e in azienda.

Lei non l’ha ancora detto, ma questi sono concetti che rientrano in quella parola-slogan che avete lanciato nell’assemblea dell’anno scorso: artigenialità. La strada intrapresa ha portato risultati, in questi dodici mesi?

Ci hanno avvicinato aziende interessate a intraprendere questi percorsi, che sono anche formativi e di consapevolezza. Abbiamo un gruppo di persone in associazione che si occupa di studi strategici a supporto delle aziende. Come Cna Veneto Ovest puntiamo molto sulla cultura d’impresa, consapevoli che se non andiamo in questa direzione siamo destinati a soccombere, perché tutto si sta evolvendo verso una sempre maggiore specializzazione. In questo modo riusciamo a essere più incisivi anche nei confronti dei giovani che puntano a diventare imprenditori; giovani che hanno molta attenzione alla presentazione di loro stessi, ma che spesso  sono deboli dal punto di vista della gestione dei costi e delle risorse.

Questa è una realtà che vale in entrambe le province in cui siete presenti? Sia nel Vicentino che nel Veronese?

Certamente, è uguale in tutto il Veneto. I temi sono gli stessi. Nel Veronese forse andiamo a intercettare un numero maggiore di imprese giovani. Ma abbiamo un Gruppo giovani che lavora bene in entrambi i territori, e puntiamo molto sulle nuove realtà fatte da giovani imprenditori. C’è  una buona realtà di giovani che si stanno innamorando dell’artigianato, vedendolo come alternativa al posto fisso nella grande impresa.

Significa dunque che c’è ricambio generazionale, nel settore?

Direi di sì. Certo molto dipende da cosa noi, imprenditori della generazione matura, riusciamo a tramandare ai nostri figli. Sono convinta che se riusciamo a trasferire in loro quella carica che ci ha fatto diventare imprenditori, i giovani il testimone lo raccolgono, e restano sul territorio. Magari fanno prima qualche esperienza fuori, ma poi ritornano.

Di cosa ha bisogno, allora, l’artigianato oggi per riuscire nel compito di essere attrattivo per le nuove generazioni?

Il nostro mondo deve cambiare modo di lavorare. Dev’essere meno chiuso dentro le quattro mura,  perché quello che rimane chiuso è destinato a scomparire, questo è certo. Pur con tutte le difficoltà che abbiamo affrontato in questi anni e che ancora ci sono – la guerra, la pandemia, i mercati esteri – il nostro dev’essere un mondo che si connette, che veicola le idee, che collabora e porta a maggior valore quello che sta facendo. E questo può farlo soltanto un artigianato che studia e investe su se stesso, che comunica e che lavora in sinergia con gli altri.

Il mondo produttivo segnala da tempo il problema della difficoltà nel trovare nuove risorse da inserire nelle aziende. Mancano i profili professionali richiesti. Anche voi vivete questo problema?

Manca personale, è vero. Ma mi viene da dire che forse dovevamo accorgercene tutti un po’ prima. Tutti come cittadini, come società, intendo. Non possiamo limitarci a dire che le aziende non trovano personale quando poi spingiamo i nostri figli a cercare lavoro fuori, ad andare altrove. Non si trova più nessuno che avrebbe piacere che il proprio figlio andasse a lavorare in fabbrica. Eppure la realtà del lavoro all’interno delle aziende, a cominciare da quelle metalmeccaniche, oggi non è nemmeno da paragonare a quella di una volta. Non tutti i lavori per i quali si cerca personale sono lavori di bassa manovalanza. Noi come genitori abbiamo demonizzato il lavoro in fabbrica, e adesso ci troviamo in questa situazione.

ufffici cna sede Vicenza Verona | CNA Veneto Ovest

Area Sviluppo Mestieri

Contattaci per saperne di più

Condividilo sui social!